commissario Tandoy

S intitola L’imbroglio il libro scritto dai giornalisti Sergio Buonadonna e Massimo Novelli, è edito da “Area Navarra” e racconta di quel maledetto imbroglio di mafia e politica che lega l’uccisione del Commissario Tandoy del 1960, a capo della squadra mobile agrigentina, e la morte dei cronisti Mauro De Mauro e Ezio Calaciura che del caso si occuparono sulle pagine de “L’Ora” additandone la matrice mafiosa e il ruolo dello Stato.

Il 30 marzo 1960 venne ucciso ad Agrigento il commissario Aldo Tandoy, capo della Squadra mobile, e con lui lo studente Ninni Damanti colpito da una pallottola vagante. Dell’omicidio venne accusato il presunto amante della moglie: il professore Mario La Loggia, primario dell’Ospedale psichiatrico, e fratello di Giuseppe La Loggia esponente della DC, ex Presidente della Regione Sicilia e in corsa per la presidenza del Banco di Sicilia. Ma la pista passionale era un penoso tentativo di depistaggio per colpire le ambizioni politiche dei La Loggia e insabbiare la matrice mafiosa. E fu anche la prima trattativa Stato-mafia, come il libro rivela.

Gli assassini temevano che Tandoy, trasferito a Roma, potesse dire quel che aveva taciuto della guerra di mafia agrigentina e della faida interna alla Dc. Sul caso scrissero dalle colonne de “L’Ora” Mauro De Mauro e il giovane reporter agrigentino Ezio Calaciura, che con coraggio aprì il tema delle responsabilità, anche di Tandoy. De Mauro scomparve il 16 settembre del 1970, e tra le cause della sua eliminazione si segnala pure il delitto Tandoy, così come di una pista che portava alla mafia agrigentina. Calaciura, che sul sequestro di De Mauro stava indagando, morì in un misterioso incidente stradale in Calabria nel marzo del 1973, che per i suoi famigliari fu invece un omicidio.

L’imbroglio segue dunque il filo rosso che intreccia i destini di Tandoy, De Mauro e Calaciura e vuole essere un tributo ai due giornalisti di cui raccoglie i principali articoli ma non trascura gli inquietanti interrogativi mai risolti sul sequestro De Mauro. Con un sorprendente finale.

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