PALERMO – Saranno presentati il 15 maggio alle 9.30, nell’aula magna del tribunale di Palermo, i risultati di un sondaggio sulla conoscenza del fenomeno mafioso promosso dalla fondazione Giovanni e Francesca Falcone e rivolto a tutti i cittadini dell’Unione europea. L’obiettivo è quello di far luce sulla percezione del crimine organizzato tra i giovani di diversi Paesi, per aiutarne la prevenzione, nel solco di quella strategia investigativa all’avanguardia nota come ‘metodo Falcone’. La ricerca è stata realizzata nell’ambito del progetto ‘Waves of legality, waves of citizenship’, finanziato dall’agenzia dell’Unione europea Eacea (Agenzia esecutiva per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura) all’interno del programma ‘Europe for Citizens’. Il progetto si rivolge a numerosi giovani provenienti da 13 Paesi che saranno presenti con le loro delegazioni da Albania, Belgio, Bulgaria, Estonia, Francia, Germania, Italia, Macedonia, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia. I relatori saranno Leonardo Guarnotta, presidente del Tribunale di Palermo, Roberto Lagalla, rettore dell’Università di Palermo, Antonio La Spina, professore di Sociologia alla Luiss Guido Carli’ di Roma, Antonio Scaglione, preside della facolta’ di Giurisprudenza dell’Università di Palermo e Attilio Scaglione, ricercatore in Sociologia a Palermo. All’interno del progetto è stato distribuito un questionario in diverse lingue dell’Unione Europea, per dare la possibilità al più ampio numero di cittadini possibile di partecipare, avendo così un campione rappresentativo di diversi Stati. I risultati della ricerca che saranno diffusi il 15 maggio costituiranno una tappa propedeutica e collaterale alle commemorazioni del 21/esimo anniversario della strage di Capaci.
«Giovanni fu antesignano nel proporre strumenti concreti di cooperazione internazionale -ha detto Maria Falcone – perché aveva ben compreso il pericolo della dimensione internazionale del crimine e delle sue connessioni. Occorre creare una societa’ meno acquiescente, indifferente ed omertosa e occorre farlo a livello internazionale». L’iniziativa e’ stata promossa, oltre che dalla fondazione, da un cartello di associazioni (Adsea 77, InformaGiovani, Edie, Eurocircle, European Project Management Association Portapolis, Young Volunteers Firefighters Sfera, Stowarzyszenie modziey smart), in cooperazione con il Forum Europeo Sicurezza Urbana, con il Miur, e la polizia di Mannheim. Sarà interessante capire cosa avviene negli altri Paesi della Ue anche alla luce di un’altra ricerca recentemente presentata a Palermo dal centro Pio La Torre.
Su 1680 questionari compilati dagli studenti di sette regioni tra Nord e Sud Italia sono 829 i giovani (il 49,35 per cento) che ritengono la mafia più forte dello Stato. E’ uno dei risultati emersi dall’annuale rilevazione del centro studi Pio La Torre di Palermo sulla percezione della criminalita’ organizzata nell’ambito del progetto educativo antimafia. ”Soltanto il 13,15 per cento del campione si mostra fiducioso in una maggiore forza dello Stato, e circa il 28 per cento li ritiene ugualmente forti; 157 giovani, invece, non prendono una posizione”.
”Non possiamo ignorare che circa il 45 per cento degli studenti ritiene che la mafia non potrà mai essere sconfitta e meta’ di loro pensa che vi sia un rapporto molto forte tra mondo della politica e organizzazioni criminali – spiega Giovanni Frazzica, ricercatore del centro Pio La Torre- e in questo raggruppamento molti riconoscono nella mafia un freno per lo sviluppo virtuoso delle aree più depresse”.
Le rilevazioni sul rapporto tra mafia e politica sono state sviscerate da Raffaella Milia, ricercatrice di Sociologia all’universita’ di Palermo:”Alla domanda su quanto fosse forte il rapporto tra mondo politico e fenomeno mafioso, circa il 55 per cento ha risposto molto forte, il 42 per cento abbastanza forte, debole o inesistente solo un campione esiguo. Una connivenza confermata da una media negli anni di circa l’80 per cento delle risposte alla questione ‘le organizzazioni mafiose sono più forti perché si infiltrano nello Stato”. ”Probabilmente, anche l’inchiesta degli ultimi anni sulla trattativa Stato – mafia puo’ aver contribuito ad alimentare tale sfiducia nelle istituzioni. Cio’ – conclude Milia – provoca un allarmante allontanamento dalla classe politica da parte dei giovani”. Tra gli studenti, alla domanda su ‘quanto pensi sia diffusa la mafia nella tua regione?’, quasi l’83 per cento, quindi non solo siciliani, ha risposto ‘molto’ o ‘abbastanza’. Il 66 per cento discute l’argomento con i docenti, il che evidenzia che in altre sedi ciò avviene assai meno. I rimedi? ”Sicuramente oggi c’e’ un’azione di contrasto più efficace alla criminalità organizzata – spiega il sociologo Nino La Spina, del comitato scientifico del centro Pio La Torre che da anni cura la ricerca – ma le vere soluzioni dovrebbero riguardare la condizione giovanile, risorse per la crescita e l’occupazione”.


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