“Nessuno capisce che siamo dei morti che camminano, fanno prima a spararci un colpo dietro la nuca, almeno smettiamo di soffrire”. Sono le parole di Ignazio Cutrò, l’imprenditore originario di Bivona (AG), divenuto testimone di giustizia nel 2006 e da allora sottoposto a programma di protezione, intervistato da “Presadiretta”, su RaiTre, che oggi dedica la puntata ai testimoni di giustizia.
Nonostante la richiesta da parte del Viminale di cambiare città e identità, Cutrò è rimasto nella sua abitazione siciliana, la casa è guardata a vista da due uomini di scorta durante il giorno ma la notte – denuncia – non essendoci abbastanza uomini, l’unico deterrente è il sistema di telecamere collegato con la locale stazione dei carabinieri. “Sono telecamere a 2 megapixel, a supporto di luce – spiega Cutrò – il mio telefonino ne ha 8! In più i fari che hanno montato sono fulminati, ma nessuno viene a sostituirli!”.
“Questo è il risultato delle mie denunce – spiega mostrando le sue ruspe ferme – non lavoro più. Non mi arrivano più commesse, i privati non mi chiamano, e visto che sono testimone di giustizia in loco non percepisco stipendio e in più Equitalia ci ha inviato 130mila euro di cartelle per mancato guadagno contestatoci dall’Agenzia delle Entrate: mi sono rimasti 1.380 euro, dopodiché non ho più nulla”.
Altra protagonista della puntata sarà Lea Garofalo, moglie del boss della ‘ndrangheta Carlo Cosco, da lui uccisa nel 2009: sua sorella Marisa ricorda la vicenda della donna che aveva deciso di collaborare con gli inquirenti ed era entrata nel programma di protezione, ma poi dovette lasciarlo: “Lo Stato ha fatto in modo che arrivasse prima la ‘ndrangheta – denuncia Marisa – Mia sorella si poteva salvare, se lo Stato avesse fatto il proprio dovere”. (ANSA).


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