Una petizione online per modificare la norma sul voto di scambio politico-mafioso

«Sono 15 i nuovi processi avviati nella lotta al racket e più di 30 gli imprenditori seguiti nel percorso di denuncia». Sono alcuni dei risultati presentati da Enrico Colajanni, presidente dell’associazione Libero Futuro, e Salvo Caradonna, legale delle associazioni antiracket, insieme a Confindustria Palermo nei locali del ristorante Castello a mare dello chef Natale Giunta, a Palermo, anche lui tra gli imprenditori che si sono ribellati al pizzo.
Nel corso dell’iniziativa è stato presentato liberofuturo.net il nuovo portale on line che ora raccoglie testimonianze e iniziative delle associazioni antiracket nella Sicilia
occidentale.
Dall’assistenza agli imprenditori alle iniziative di consumo critico, dalla promozione del movimento dei professionisti liberi alla rassegna stampa, insieme a informazioni utili per commercianti e imprenditori. Un percorso che vuole essere una bussola per gli imprenditori delle altre province, specie nella Sicilia occidentale dove non sono mancate le sorprese: «Ieri siamo stati a fianco di un paio di imprenditori antiracket che hanno testimoniato ad  Agrigento – ha detto Colajanni – in quella stessa udienza un altro testimone ha ritrattato tutto, gli altri probabilmente non sono stati seguiti in un percorso antiracket dalle associazioni perché si sono mostrati molto incerti e titubanti, è stata una situazione penosa. Se le varie associazioni di categoria facessero quello che qui sta facendo Confindustria Palermo le cose andrebbero in modo molto diverso».
Sul portale on line si trova anche una petizione contro il voto di scambio: «Nel corso di un’intercettazione telefonica di un mafioso alla propria madre vengono spiegati in modo dettagliato i meccanismi del voto di scambio  – ha aggiunto Enrico Colajanni – con la vendita intera a pacchetti di 300 voti per 15mila euro che mostra come il voto sia anche una forma di rendita economica per l’organizzazione criminale. Ora sentiamo la necessità di presentare una petizione on line contro il voto di scambio che ha già raccolto un migliaio di firme e l’adesione di altre associazioni antimafia come Libera».
«Quella di oggi è la tappa di un percorso lungo che ogni giorno vede un incedere progressivo con risultati positivi nella lotta alle estorsioni – ha detto il prefetto di Palermo Francesca Cannizzo – l’esperienza antiracket palermitana viene esportata in altre province e insieme all’esperienza di chi si ribella c’è finalmente un incentivo al consumo responsabile».


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