Marzo 19, 2024
Le campagne dei Nebrodi
Hanno appena vent’anni o al massimo una trentina e sono diventati o si apprestano a farlo, come per miracolo, grandi proprietari terrieri. Giovanotti che si sono ritrovati ad avere la disponibilità di estensioni terriere da far invidia al più ricco latifondista siciliano dell’Ottocento. Operazioni apparentemente legali anche se c’è il fondato sospetto che vi siano gli interessi della criminalità organizzata. Il tutto con un meccanismo tanto semplice quanto capzioso: l’usucapione di terreni incolti o abbandonati da anni dai legittimi proprietari i quali non hanno mai avuto rapporti con i soggetti che ne hanno poi rivendicato il possesso.

Hanno appena vent’anni o al massimo una trentina e sono diventati o si apprestano a farlo, come per miracolo, grandi proprietari terrieri. Giovanotti che si sono ritrovati ad avere la disponibilità di estensioni terriere da far invidia al più ricco latifondista siciliano dell’Ottocento.

Operazioni apparentemente legali anche se c’è il fondato sospetto che vi siano gli interessi della criminalità organizzata. Il tutto con un meccanismo tanto semplice quanto capzioso: l’usucapione di terreni incolti o abbandonati da anni dai legittimi proprietari i quali non hanno mai avuto rapporti con i soggetti che ne hanno poi rivendicato il possesso.

Un passo avanti e più raffinato rispetto alle false dichiarazioni di affitto o di comodato d’uso sempre su aree abbandonate dai legittimi proprietari. Si chiama usucapione non accertata e «di solito – spiega il notaio messinese Giovanni Liotta, presidente nazionale di Federnotai – si utilizza per risolvere problemi legati alla proprietà di immobili. Faccio un esempio: alle Eolie capita spesso che vi siano persone emigrate da più di vent’anni e allora, per regolarizzare la proprietà, viene fatto un atto notarile in cui un soggetto, magari un fratello che in questi anni si è occupato di tutto, dichiara di esserne divenuto proprietario grazie all’usucapione non accertata. Questa è una situazione normale. Ma alcune volte capita, e ci sono territori in cui è più facile che capiti, che vi siano abusi».

Per evitare gli abusi il notaio deve fare accertamenti e deve controllare che in questi vent’anni non vi siano evidenze nel catasto o nei registri immobiliari che dimostrino il mancato possesso ventennale da parte di chi si è presentato per perfezionare l’usucapione. In alcune aree, proprio per evitare abusi, al controllo documentale si aggiunge un controllo per testimoni. «Parliamo di abuso – dice Liotta – perché talvolta sia nel mondo dell’avvocatura che dei notai, sbagliando, non vengono fatte queste verifiche e i professionisti si limitano a recepire la dichiarazione del soggetto che dichiara di aver avuto il possesso ventennale. Questi fenomeni sono aumentati molto da quando è stata introdotta l’usucapione per mediazione». Diciamo che non sempre il notaio fa il suo dovere.

L’interesse delle cosche
E l’uso dell’usucapione non accertata si sta diffondendo sempre di più. Sta accadendo sui Nebrodi in provincia di Messina ma c’è il fondato sospetto che il modello sia stato riproposto in provincia di Enna, nel siracusano e nel catanese ma soprattutto nelle aree che si trovano all’interno di Parchi naturali o riserve: i vantaggi sono plurimi visto che ai fini dei finanziamenti dell’Unione europea i giovani imprenditori proprietari di terreni all’interno di parchi o riserve hanno punteggi in più rispetto agli altri imprenditori. Ipotesi e sospetti che devono fare i conti con il silenzio dettato dalla forza intimidatrice di certe famiglie che operano in queste aree. In fatto di intimidazione del resto i precedenti non mancano: l’anno scorso l’operazione Nebrodi ha svelato come soggetti affiliati alla famiglia Santapaola-Ercolano avevano cercato di accaparrarsi, con modalità mafiose e con aggressioni nei confronti di allevatori, la gestione di estesi appezzamenti agricoli per accedere ai contributi per l’agricoltura erogati dall’Unione europea. E la stessa commissione antimafia nella sua relazione conclusiva ha sottolineato qual è la situazione: «Massimo Palmeri (procuratore di Enna ndr) – si legge nella relazione che porta la firma di Rosy Bindi – riferiva di rilevantissime indagini che evidenziavano cointeressenze tra reati comuni e delinquenza organizzata in un ampio filone di indagine che riguarda le truffe Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura dei contributi forniti dall’Unione europea, che opera in sede locale con i Centri di assistenza agricola, ai quali vanno presentate per essere istruite le domande per ottenere i contributi. Agricoltori ed esponenti della malavita organizzata hanno avuto quindi tutto l’interesse ad apparire nella disponibilità di terreni. Negli ultimi anni si sta facendo luce su un fenomeno sempre più cruento che conta, anche nei territori di Catania e Enna, numerosi gravi episodi di violenza, minaccia, danneggiamento, ma anche attentati e omicidi, con l’obiettivo di entrare in possesso dei fondi agricoli dell’area e di ottenere gli ingenti contributi economici concessi dall’Europa».

Fonti investigative confermano ora che il mondo dell’agricoltura in alcune aree ad alto rischio di infiltrazioni mafiose della Sicilia da tempo si è messo in moto con l’obiettivo di aggirare le regole stringenti in fatto di prevenzione antimafia: si punta a evitare di incappare nei vincoli previsti dalle norme che hanno mutuato il cosiddetto protocollo Antoci, che porta il nome dell’ormai ex presidente del Parco dei Nebrodi sostituito dal presidente della Regione Nello Musumeci in applicazione delle norme sullo spoil system. Ed è proprio l’ex presidente del Parco dei Nebrodi a mettere in guardia: «Attenzione: non bisogna abbassare la guardia – dice Antoci – perché loro sanno riorganizzarsi e godono di appoggi insospettabili». Il tema è talmente tecnico e complesso da apparire, per certi versi, inafferrabile e, purtroppo, difficilmente riconducibile alle organizzazioni mafiose. Un dato, comunque, appare certo: esiste una vera e propria filiera criminale di cui il soggetto intestatario dei terreni è solo la punta dell’iceberg. Prima di arrivare a formalizzare l’atto davanti al notaio è infatti necessaria una serie di passaggi a partire dalle visure catastali che difficilmente possono essere fatti in casa dal soggetto che poi si presenterà davanti al notaio per formalizzare il passaggio di proprietà di terreni non suoi. Un fenomeno consolidato quello dei rapporti tra colletti bianchi e organizzazioni criminali come è già emerso dalle indagini della magistratura. E difficilmente individuabile anche per la complessità dei controlli che andrebbero fatti.

La complessità delle verifiche
Ecco perché c’è il fondato sospetto che l’usucapione non accertata possa essere utilizzata dai criminali per intestarsi terreni. «Il pericolo esiste – dice ancora Liotta – e infatti il notariato è stato sempre molto rigido su questi meccanismi. Ma la Corte di Cassazione ha detto espressamente che questo tipo di atto è legittimo. Sta alla professionalità degli avvocati e dei notai controllare che non si commettano irregolarità. Noi abbiamo anche obblighi antiriciclaggio e se quella operazione ci risulta sospetta dobbiamo segnalare». E i controlli? «In teoria c’è un modo per fare un monitoraggio, ma è troppo complicato e un controllo veloce non si può fare. Alcuni consigli notarili chiedono ai vari notai di trasmettere copia di atti in cui c’è stata una vendita per usucapione in maniera tale che il consiglio notarile possa verificare se quell’atto sia stato fatto per come andava fatto. Il consiglio notarile di Messina (e ora lo stanno facendo anche a Catania) chiede che il notaio nell’atto inserisca una informativa e in qualche atto di trasferimento con usucapione non accertato il notaio deve notificare questa informativa. Noi ci siamo sempre opposti a questa tipologia di atti e vediamo che c’è sicuramente un incremento».

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