“A breve daremo un grosso ‘colpo’ al latitante Matteo Messina Denaro”. Lo dice Giuseppe Linares, capo della squadra mobile di Trapani, che oggi ha portato a termine l’operazione ‘Eolo’ che ha svelato gli affari della famiglia mafiosa del superlatitante trapanese, politici e imprenditori in materia di parchi eolici. “La maggior parte dei parchi eolici in questa provincia non funzionano – spiega Linares – ma c’è una richiesta da parte delle grandi compagnie energetiche che li comprano ‘chiavi in mano’ perché devono fatturare in settori di energia alternativa”.
ATrapani, la mafia è, da tempo, molto attenta al settore energetico e non si è lasciata sfuggire l’affare’, soprattutto, in considerazione che le pene, in caso di condanna sono più lievi rispetto ai reati ‘classici’ come quello del traffico di droga e al racket. E pertanto preferisce rischiare compiendo truffe e corruzione seguendo la filosofia del “minimo rischio massimo guadagno”.
“A Trapani – spiega Linares – la mafia sta attenta al senso comune e non vuole diventare impopolare, non è come a Palermo dove chiede il pizzo anche a chi è in difficoltà. A Trapani non
fanno pagare il ‘pizzo’, i mafiosi sono vettori di attività produttive, fanno da volano, sono catalizzatori di alcuni settori produttivi. Qui, non hanno la coppola, si muovono nei settori
produttivi”. “Ma l’onesto Nord – sottolinea Linares – non può dire che la mafia è solo in Sicilia. C’è un imprenditore – spiega riferendosi a Franzinelli – che ha preso 150mila euro e li ha messi in tasca dell’assessore Martino per fare questa corruzione”. Secondo Linares, infine, è necessario inasprire le pene per i reati contro la pubblica amministrazione e mantenere le intercettazioni: “Non bisogna toglierle, sono uno strumento indispensabile e in questo caso ci hanno consentito di capire come sono avvenuti tutti i contatti”.
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