A venticinque anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, un’avvincente ricostruzione -a metà strada tra l’inchiesta giornalistica e il romanzo – di uno dei grandi misteri italiani ancora irrisolti. L’incontro sarà l’occasione per svelare il segreto relativo all'”Amerikano”, ovvero il fantomatico intermediario della trattativa per la liberazione della giovane, che i servizi segreti dell’epoca identificarono in Paul Marcinkus.
Il 22 giugno 1983. Emanuela Orlandi, una cittadina vaticana di quindici anni, “sparisce” vicino alla chiesa di Sant’Apollinare, dietro piazza Navona. La Capitale viene immediatamente tappezzata di migliaia di manifesti con il suo ritratto e la scritta «Scomparsa». Ma non si scompare nel nulla nel centro di Roma. Qualcuno ha visto, qualcuno sa. Sono passati venticinque anni da allora; in tutto questo tempo la ragazza non è mai stata ritrovata, né morta né viva. L’opinione pubblica tuttavia non l’ha dimenticata, il suo non è solo un caso di cronaca, ma un enigma insoluto, forse la summa dei grandi misteri italiani, che anno dopo anno si è arricchito di tanti, forse troppi, scenari e attori: Marcinkus e lo IOR, Ali Acga e i Lupi Grigi, il KGB.
A giugno 2008, si apre una pista inaspettata: Sabrina Minardi – ex moglie di un famoso calciatore, ma soprattutto amante storica di Enrico De Pedis, capo della Banda della Magliana – dichiara che Emanuela è stata rapita dal boss su ordine del vescovo Marcinkus e, successivamente, uccisa e gettata in una betoniera. Strana coincidenza: De Pedis, ammazzato nel ’90, è stato sepolto (in mezzo a cardinali, principi e artisti), proprio in quella chiesa di Sant’Apollinare, dove tutto sembra essere cominciato. Nessuno finora era riuscito a riannodare i fili che legano la scomparsa della Orlandi a quegli oscuri poteri che all’inizio degli anni Ottanta sembravano convergere in un’unica struttura politico-criminale. Tanto potente da aver allungato i suoi tentacoli fin dentro il Vaticano.Una trama degna di una spy-story che intreccia politica e alta finanza, mafia e spionaggio internazionale, in cui la figlia di un semplice commesso pontificio diventa il tassello mancante nel mosaico delle forze occulte dell’epoca. Un Grande Ricatto che legò prelati, boss e banchieri in una delle pagine più torbide della nostra storia recente.
Rita Di Giovacchino Inviato speciale del «Messaggero» dall’83, ha seguito i processi, le inchieste e le grandi tragedie italiane degli ultimi venticinque anni. Ha pubblicato Scoop mortale (Tullio Pironti, 1994) e, per Fazi Editore, Il libro nero della Prima Repubblica (2003; ed. tasc. 2005) e Delitti privati (2007).
Il libro sul caso Orlandi sarà presentato venerdi 20 febbraio alle 18 nei locali dell’Auditorium Rai di viale Strasburgo 19 a Palermo. Interverranno lo storico Carlo Giuseppe Marino, il magistrato della direzione distrettuale antimafia di Palermo Gaetano Paci e i giornalisti Nino Amadore e Francesco La Licata. Modera il dibattito Augusto Cavadi.
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